Grande partecipazione all'incontro tecnico rivolto ai viticoltori
I tecnici dell'Istituto Agrario: "Con il succedersi di annate sempre più calde potrebbero cambiare le caratteristiche dei vini prodotti"
Venerdì, 19 Marzo 2004
Il presidente Giovanni Gius: "continua l'impegno dell'Istituto Agrario nel coniugare tradizione e innovazione anche nel comparto viticolo-enologico"
Il succedersi di annate sempre più calde, come quella del 2003, non va visto come un caso eccezionale ma diventerà la norma entro breve tempo anche se si riuscisse a limitare da subito le emissioni di gas serra. Tutto ciò avrà effetti sicuri anche nei vigneti e conseguentemente sui vini a livello locale, nazionale ed europeo. Ma quali potrebbero essere le conseguenze per la vitienologia provinciale? Se ne è parlato stamane, all'Istituto agrario di San Michele all'Adige, nel corso di un incontro rivolto a tecnici e viticoltori che ha registrato un notevole successo di pubblico.
"Tutti i climatologi ormai concordano nel ritenere che importanti mutamenti climatici sono in atto e avranno effetti per il prossimi decenni anche se da domani si riuscisse a ridurre in maniera significativa le emissioni di gas serra. Pertanto è ormai certo che la tendenza delle temperature ad aumentare". Enzo Mescalchin, direttore dell'Ufficio viticoltura ed enologia al Centro per l'assistenza tecnica dell'Istituto agrario, intervenuto sul tema dei cambiamenti climatici in atto e delle possibili conseguenze sulla vitienologia in provincia, ha spiegato che l'innalzamento delle temperature non è una novità per viticoltori e tecnici "attenti". Con il collega Luciano Groff ha affermato che la maggiore temperatura del terreno comporterà una più veloce ossidazione della sostanza organica e quindi un più rapido consumo della stessa. "Nei nostri vigneti inerbiti questo non sarà un grave problema purché le condizioni idriche consentano il mantenimento della vite e del prato" hanno detto i due tecnici. L'aumento della temperatura può comportare modificazioni nella vocazionalità delle diverse zone viticole, sovvertendo la gerarchia del "terroir" che si è strutturata appunto dall'interazione tra clima, suolo e vitigno. Le fasi fenologiche potranno risultare anticipate, dal germogliamento alla maturazione, con periodi vegetativi tendenzialmente più brevi e vendemmie anticipate. In particolare la fase di maturazione coinciderà con periodi più caldi, con modificazioni nei meccanismi di accumulo e nella composizione degli acini in particolare per le varietà più precoci. Saranno minori anche le escursioni termiche tra giorno e notte. In questo contesto è facile prevedere un ulteriore diminuzione dell'acidità , in particolare dell'acido malico e un aumento delle gradazioni zuccherine. Si potranno utilizzare vitigni che attualmente hanno difficoltà di maturazione alle nostre latitudini.
"Un aumento medio della temperatura di due gradi centigradi, anche limitato alla sola stagione vegetativa della vite, potrebbe consentire di coltivare cabernet sauvignon dove ora si coltiva pinot nero o di avere in Trentino condizioni climatiche simili a quelle attualmente registrate in Toscana. - ha proseguito Mescalchin-. Allargando tali proiezioni fuori dai confini nazionali non è difficile pensare a una più che probabile estensione delle aree coltivabili a vite verso il Nord Europa (Danimarca, Gran Bretagna, Polonia, Ucraina)". L'effetto di queste modificazioni è fedelmente segnalato dalla vite: le fasi fenologiche di riferimento risultano infatti tendenzialmente anticipate. Negli ultimi 7 anni ad esempio, la piena fioritura dello chardonnay rilevata a Mezzocorona è costantemente in anticipo rispetto alla media e da 8 anni si verifica entro il 2 giugno. Analoghe considerazioni valgono per l'invaiatura e sono confermate sulle altre varietà e in altre zone della provincia. Come la vite, anche i funghi parassiti risentono delle diverse condizioni climatiche. Questi organismi sono però anche condizionati dalle precipitazioni, e questo spiega la loro diversa virulenza da un anno all'altro.
Una riflessione, quella di stamane, che porta a non sottovalutare il possibile ingresso di nuovi paesi produttori del nord Europa e l'inevitabile cambiamento delle caratteristiche dei vini prodotti in Trentino. Le modificazioni delle temperature potrebbero comportare cambiamenti anche nelle precipitazioni e dunque delle disponibilità idriche del territorio. "Il 2003 non va quindi considerato come un anno eccezionale -hanno puntualizzato i tecnici - ma deve costituire un bagaglio di esperienze cui nei prossimi anni si attingerà sempre più spesso".
Il presidente Giovanni Gius ha sottolineato l'importanza e il costante impegno dell'Istituto agrario nel coniugare tradizione e innovazione anche nel settore viticolo-enologico. "Nell'arco degli anni la tradizione è sempre stata rispettata, ma allo stesso tempo si è cercato di puntare sull'innovazione. L'Istituto sta investendo nella biologia avanzata per abbreviare i tempi della ricerca e attualmente si sta occupando di allestire corsi di studi superiori nelle discipline enologiche".
Nel corso dell'incontro tecnico-divulgativo si è parlato anche delle esperienze di diradamento chimico in viticoltura (Flavio Mattedi e Michele Margoni) come possibilità di mantenere buoni livelli di sanità dell'uva riducendo l'impiego degli antiparassitari. Antonio Patton, Francesco Penner, Roberta Cainelli e Franco Michelotti hanno illustrato le forme di allevamento "a spalliera", un sistema destinato sempre più a sostituire la tradizionale "pergola" nelle produzioni di qualità .
S.Michele all'Adige, 27 febbraio 2004
Con cortese preghiera di pubblicazione e/ o diffusione
Ufficio stampa