Grande affluenza di operatori zootecnici all’Istituto Agrario per la presentazione dei risultati del progetto “FORMA” sulla gestione della vacca...

Produttivita' e benessere della vacca da latte in alpeggio non arrivano solo dall'erba di pascolo

Venerdì, 11 Febbraio 2005

Non è sufficiente l'erba di pascolo per nutrire le vacche in alpeggio. E' necessario integrare la loro alimentazione con mangini, senza esagerare, affinché possano mantenere produttività e condizione corporea.

  E' quanto emerge dal progetto FORMA "Gestione della vacca da latte in alpeggio" condotto dall'Istituto Agrario di San Michele all'Adige in collaborazione con l'Università di Udine, il Centro di Ecologia Alpina e il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura-Isafa con lo scopo di fornire agli operatori zootecnici indicazioni per la gestione ottimale dei bovini da latte in alpeggio, soprattutto per quanto concerne l'alimentazione, l'utilizzo dei carri di mungitura mobile e la gestione corretta del pascolo.

  "La ricerca ha coinvolto per tre anni due gruppi di 12 vacche di razza bruna presso il pascolo di malga Juribello situata nel Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino, gestita dalla Federazione provinciale allevatori di Trento e ha messo a confronto sistemi di allevamento caratterizzati da un minore o maggiore apporto di integrazioni alimentari" ha spiegato il coordinatore del progetto, Giorgio De Ros.

  Alle bovine sono stati pertanto somministrati diversi livelli di mangime. Nel corso delle prove sono stati effettuati alcuni prelievi: quantità e qualità dell'erba presente sul pascolo, ingestione di erba e concentrati, comportamento alimentare delle bovine sul pascolo e loro stato nutrizionale, produzione di latte e sue caratteristiche qualitative; qualità chimiche, fisiche, microbiologiche e sensoriali dei formaggi prodotti (Nostrano di Primiero).

  Dal punto di vista sensoriale è emerso che i due tipi di formaggio, prodotti con latte di vacca integrata rispettivamente con basse o elevate quantità di mangime, non sono distinguibili da un qualsiasi consumatore, mentre con analisi più approfondite si rileva l'effetto dell'integrazione su alcune caratteristiche sensoriali.

  Il progetto ha evidenziato come l'integrazione dell'alimentazione con concentrati, la gestione ottimale del pascolo e l'adozione di tecniche di gestione  innovative  sono tre fronti importanti sui quali agire per garantire la presenza delle bovine da latte sui pascoli e risolvere i problemi gestionali indotti dalla attuale realtà del settore zootecnico alpino.

  Come ha spiegato Pietro Molfetta del Dipartimento Agricoltura e Alimentazione della Provincia autonoma di Trento, il progressivo declino dell'attività di alpeggio in malga iniziato nei primi anni Ottanta  ha subito un arresto alla fine degli anni Novanta. A partire dal 2000 il numero di capi alpeggiati si è stabilizzato e questo grazie alla riscoperta dei prodotti tipici di malga e all'impegno della amministrazione provinciale nel finanziare le domande per il miglioramento dei pascoli e dell'alpeggio.

  Cifre alla mano, nel 1983 i capi alpeggiati (vacche e manze) erano 24.696, nel 1993 erano 17.680 e nel 2004 sono aumentati a 23.258. Lo scorso anno la Provincia autonoma di Trento ha finanziato 294 domande per la conservazione delle superfici a pascolo mediante  l'alpeggio  del bestiame: 35 mila gli ettari di superficie interessata e circa 2 milioni e 500 mila euro i premi liquidati. 

  Le prospettive di intervento della Provincia riguarderanno ancora il consolidamento degli interventi a sostegno dell'alpeggio, il potenziamento della filiera delle malghe e l'estensione della pratica dell'agriturismo con la fornitura di pasti. Attualmente le strutture di agriturismo operanti in provincia sono una trentina.

  La terza giornata di "Allevatori insieme", proposta formativa rivolta agli allevatori della provincia organizzata da Istituto Agrario di San Michele all'Adige, Federazione Provinciale Allevatori di Trento e Istituto Zooprofilattico delle Venezie e finanziata dalla Provincia autonoma di Trento, si svolgerà giovedì 24 febbraio alla Federazione provinciale Allevatori di Trento con la giornata dedicata al tema "Patologie del bovino".

  

 

 

  Approfondimenti: risultati del progetto FORMA   

* Le analisi economiche hanno evidenziato un incremento di costi per le aziende che portano tutta la mandria in alpeggio, quindi serve l'adozione di tecniche adatte che al contempo consentano una valorizzazione delle produzioni;

* Dal punto di vista zootecnico si è visto che bassi livelli di integrazione (mangimi) comportano un maggiore tempo di pascolamento (mezz'ora in più ogni giorno), non grandi flessioni della produzione, ma "impoverimento" della condizione corporea;

* Dal punto di vista botanico si è riscontrato che le vacche con bassa integrazione prelevano maggiori quantità di erba, in particolare, di specie di minor pregio;

* Dal punto di vista caseario una maggiore integrazione con mangimi non comporta differenze percepibili dal consumatore medio, ma comunque differenze rilevabili a livello di analisi chimiche e di panel di assaggiatori addestrati (ergo, non integrare sì, ma senza esagerare, altrimenti le conseguenze si vedono sul formaggio).

  *Fotoservizio e filmato a cura di Sirio Film

 

 

 Con cortese richiesta di pubblicazione e/o diffusione

 

  Ufficio stampa

 

 

 

    S. Michele all'Adige, 11 febbraio 2005